Il rifiuto e lo sfrido: l’elemento residuale ritorna al cuore del progetto, nella pratica ideativa di un design che è insieme sperimentazione e autoproduzione.
Sono diventati icone del design contemporaneo i mobili di Massimiliano Adami che attivano l’attenzione sul tema del rifiuto: come fossili dell’epoca nostra, con le cavità aperte nella massa del poliuretano fatte di vuoti a non rendere, disposti a fare da nicchie o da cassetti, senza perdere il riferimento ai contesti iniziali.
Più di recente, Adami si è rivolto alla pratica dell’assemblaggio degli sfridi (di gommapiuma, di poliuretani) conglomerati e tenuti insieme dalle resine, messi in forma dentro la pratica di una cucina sapiente, che matura nel diretto confronto con le caratteristiche e i comportamenti del materiale, e con le possibilità che suggerisce.
In questi lavori il design è un processo di autoproduzione sperimentale e artigianale, che nel proporre pezzi unici inevitabilmente sconta le contraddizioni della piccola serie, dell’oggetto per pochi. Ma forse va considerato diversamente: come attività consapevole di non poter risolvere il problema quantitativo dello smaltimento dei rifiuti, e però capace di rigiocare il proprio ruolo, di guardare avanti, oltre il bordo delle sue stesse contraddizioni. Come pratica che continuamente interroga le cose esplorando altri modi possibili del progettare-riciclare-produrre, con i quali è sempre più necessario confrontarsi.
Designer e ricercatore DADU
(Graphic) designer e ricercatore attento al tema del luogo e dell’abitare, ha una formazione che mette insieme le competenze progettuali e la pratica delle letterature. Ha insegnato a Milano basic design per la grafica e visual identity; collabora con il nostro Dipartimento (dove insegna Comunicazione visiva e Design del prodotto) dall’inizio dell’avventura di Design ad Alghero.