Pierluigi Ghianda: la bottega come simposio
 

Pierluigi Ghianda: la bottega come simposio

marzo 2017
 

squares

neo~local design

 

La Triennale ritorna a Monza (ottobre 2016), per rendere omaggio al grande ebanista scomparso due anni fa. Una figura guida, a stretto contatto con i maestri del design italiano.

 
 

Meno noto di Giovanni Sacchi, l’altro grandissimo maestro che accompagna il cammino del design italiano, Pierluigi Ghianda è però figura che andrebbe riscoperta, come depositaria preziosa di un mestiere. Figura di un artigiano (?) designer (?) capace di traghettare la passione per un lavoro intelligente e ben fatto, verso i contesti del nuovo millennio. L’insegnamento che se ne trae può illuminarci ora che, cambiati i modi del produrre, si profila sempre più chiaramente l'urgenza di nutrire le potenzialità realizzative con una ricerca di senso, che forse può passare proprio attraverso la riscoperta di quella passione.

ghianda pl_01
Solidi platonici e poliedri nella bottega di Bovisio Masciago. Foto R. Sironi.

Non modellista, Ghianda, ma realizzatore di prototipi e capi d’opera, su richiesta dei designer che si rivolgevano a lui per i consigli preziosi, per la profondissima conoscenza che aveva nel lavorare il legno. Non esecutore di disegni già fatti, ma anche lui – come hanno raccontato Gae Aulenti e Piero Castiglioni, per esempio, nel bel documentario di StudioLabo – maestro inventore, pienamente partecipe alla gestazione del progetto. Capace di portare al progetto tutta la sapienza acquisita nel fare: le tecniche di lavorazione, la soluzione più adatta, l'invenzione che nasce dalla dimestichezza con la materia di una vita.

ghianda pl_02 vidun
A quattro mani con Vico Magistretti: tavolo Vidun, 1986. (Cortesia di I. Ghianda)

Questa mostra dal tempo sospeso (La bottega come simposio, ottobre 2016, a cura di A. Colonetti), allestita da Lorenzo Damiani come un girotondo di carrelli di bottega, esponendo i materiali semilavorati insieme coi pezzi finiti, propone un'eredità in attesa di accoglienza e di continuazione. Racconta di un lavoro che resta da comprendere – per non cadere nell’equivoco del pezzo unico, o nella tentazione della nostalgia, del fatto a mano – e da salvare: senza trasformarlo in reperto da museo. Senza nemmeno saccheggiarlo per offrirlo al più alto offerente sulla piazza del lusso, o ai rituali del design alla moda.

Allestimento della mostra.
Immagini dell'allestimento di L. Damiani al Belvedere della Villa di Monza. Foto G. Di Iola.

 

Marco Sironi

Designer e ricercatore DADU

 

(Graphic) designer e ricercatore attento al tema del luogo e dell’abitare, ha una formazione che mette insieme le competenze progettuali e la pratica delle letterature. Ha insegnato a Milano basic design per la grafica e visual identity; collabora con il nostro Dipartimento (dove insegna Comunicazione visiva e Design del prodotto) dall’inizio dell’avventura di Design ad Alghero.

 
Sironi